E alla fine dobbiamo sostituirci anche al Ministero dello Sviluppo Economico. Non che sia un problema, è da un anno che colmiamo le lacune dei vari organi amministrativi e di controllo: Comune, Regione, mass media e altri. Sostituirci anche al Ministero non ci cambierà di certo la vita come ce la potrebbe cambiare una trivella dietro l’orto di casa.
Il motivo è semplice: dobbiamo avere chiaro il quadro della situazione. Dobbiamo capire bene – non soltanto noi del Comitato ma anche tutti voi che ci seguite – quello che sta accadendo in Sardegna: un vero e proprio assalto al territorio.
Basta guardare la cartina che pubblichiamo in coda a quest’articolo per rendersi conto delle dimensioni del problema.
Ma torniamo a monte: perché ci dobbiamo sostituire al Ministero dello Sviluppo Economico? Perché da parecchio tempo stiamo cercando di avere una carta completa dei titoli minerari della Regione Sardegna, cosa che pare impossibile ottenere dato che se provate a cliccare sul link apposito del sito ministeriale vi appare la classica scritta Impossibile trovare la pagina: provare per credere. Ovviamente la Regione Sardegna non pensa minimamente di provvedere e pubblicarne una sul proprio sito.
E quindi la cartina ce la costruiamo noi.
Come? Sovrapponendo la carta per i permessi di ricerca di risorse geotermiche nell’isola a quella per i permessi di ricerca per idrocarburi, di modo da ottenere un bel collage. Ci perdonerete se la qualità grafica non è delle migliori, ma in questo momento troviamo molto più importante badare alla sostanza che alla forma.
Vediamo di fare un po’ di chiarezza e di spiegare il significato della cartina. Abbiamo suddiviso i permessi di ricerca a seconda del grado di autorizzazione e del tipo di permesso di ricerca:
Permessi di ricerca geotermici: sono sette in tutta la Sardegna. Qui trovate l’elenco completo nella pagina del Ministero – nella nostra cartina uno di essi, il più piccolo, è oscurato dalla Legenda. Non vogliamo aprire un dibattito sulla necessità o meno dell’utilizzo dell’energia geotermica in Sardegna – su cui comunque consigliamo a tutti di informarsi sia per verificare i pro che i contro, ad esempio tramite questo articolo – unanimemente riconosciuta come rinnovabile. Vogliamo portare alla vostra attenzione due questioni:
- l’estensione del territorio sottoposta a permesso di ricerca si aggira intorno ai 149mila ettari (va considerato però il fatto che alcuni permessi di ricerca sono sovrapposti)
- la titolarità dei permessi di ricerca: quante sono le aziende sarde?
Permessi di ricerca per idrocarburi a terra: sono il Progetto Eleonora (44.300 ettari nella provincia di Oristano) e il Progetto Igia (18.700 ettari nel Medio Campidano), entrambi di titolarità di Saras S.p.A. Una nota particolare la merita il permesso Igia: se nel sito del Ministero il Progetto Eleonora è riportato come permesso di ricerca per idrocarburi il permesso Igia è riportato soltanto come permesso per risorse geotermiche. Infatti la Saras S.p.A. ha la titolarità del permesso geotermico, come riportato qui, ma non c’è alcuna notizia del permesso di ricerca per idrocarburi. Eppure noi sappiamo che esiste un permesso di ricerca per idrocarburi liquidi e gassosi denominato Igia: basta andare a leggersi il BURAS n.7 del 8 marzo 2010.
Permessi di ricerca per idrocarburi a mare: allo stato attuale di permessi attivi ne esiste solo uno, il permesso Puma Petroleum (687 kmq a mare ad appena un miglio di distanza dall’Area Marina Protetta del Sinis Mal di Ventre) mentre gli altri due permessi sono stati bocciati.
Perché abbiamo lasciato i due permessi bocciati nella cartina? Perché non è escluso che i due permessi di ricerca nel G0lfo di Oristano e nel Golfo di Cagliari – sempre di titolarità di Saras S.p.A. e bocciati a causa del decreto Prestigiacomo del 2010 che modificava la distanza minima dalla costa da 5 a 12 miglia marine, in seguito all’onda emotiva del disastro del Golfo del Messico – vengano ripresentati nei prossimi mesi dalla Saras stessa.
Perché è esattamente ciò che è successo lo scorso mese in Basilicata con i permessi di ricerca nel Mar Jonio richiesti dalla Apennine Energy s.r.l.: leggete pure il Bollettino Ufficiale degli Idrocarburi del mese di Novembre 2011.
Tutto questo discorso ha un unico obiettivo: informare i sardi su ciò che sta accadendo nel loro territorio. Magari qualcuno di voi abita nel bel mezzo di un permesso di ricerca e non ne ha la minima idea. Magari nemmeno il vostro Sindaco ne ha idea. Informatevi, fate domande e chiedete spiegazioni: è un vostro diritto.
Poi se qualcuno di voi è un po’ più malizioso degli altri può fare un giochetto: può disegnare sopra questa cartina le dimensioni dei poligoni militari presenti in Sardegna, può aggiungere gli ettari di terreno che verranno destinati alla produzione di biomassa per alimentare le varie centrali a biogas e la famosa Chimica Verde di Porto Torres e infine, colorare di nero i 445mila ettari di territorio inquinato che coincidono con i SIN del Sulcis e di Porto Torres.
A questo punto non sappiamo quanti ettari di terreno rimarrebbero a disposizione per coltivare. Probabilmente molto pochi.
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Penso che queste scelte sono fondamentali non solo per noi ma anche per i nostri figli, nipoti e pronipoti. Inoltre, sono convinto che le stesse scelte non riguardino solo alcuni comuni o territori circoscritti. Per ciò, bisognerebbe non solo informare, ma coinvolgere e rendere partecipe nelle decisioni l’intero popolo sardo. Personalmente lo ritengo estremamente necessario.
Cari amici, a questa cartina occorre aggiungere i permessi di ricerca geotermica presentati dalla Soc. Toscogeo denominati Guspini, Viacidro, Sardara, San Gavino tutti in iter ricadenti su gran parte del Campidano. Inoltre segnalo che nen 2012 i progetti di ricerca idrocarburi presentati dalla Saras, denominati Eleonora e Igia, sono stati rinnovati a sanatoria e con medesima Del G.R. Sono stati ampliati nella loro iniziale estensione, il prpgetto Eleonora arriva fino a Guspini e il progetto Igia parte da S. Gavino e arrova fino a Sestu.
Ciao Roby Sì lo sappiamo, questa cartina l’abbiamo realizzata ormai due anni fa quando ancora molti progetti non erano stati resi pubblici